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VIS Viggiano-Grumento Nova: risultati informativi per decisioni e approfondimenti

 

Su incarico dei Comuni di Viggiano e Grumento Nova è iniziato nel 2014 lo studio “VIS Viggiano-Grumento Nova in Val d’Agri”, con un cofinanziamento tra i Comuni e il gruppo di ricerca*, coordinato dall’Istituto di fisiologia clinica del Consiglio nazionale delle ricerche. 

I risultati conseguiti durante 4 anni di studio, integrando le evidenze maturate sul piano ambientale e epidemiologico, mostrano eccessi di rischio per alcune cause di mortalità e ricoveri per malattie del sistema circolatorio in donne e donne + uomini, e di ospedalizzazione per malattie respiratorie nelle donne e per malattie respiratorie croniche per donne e uomini, quando residenti in aree più esposte ad inquinamento rispetto ad aree meno esposte ad emissioni industriali.

In considerazione del disegno evoluto di studio (di coorte residenziale basato su dati individuali), del modello avanzato di ricostruzione della diffusione degli inquinanti sulla base dei dati meteoclimatici, e delle evidenze epidemiologiche solide sulle relazioni causali tra inquinamento dell'aria e malattie cardiopolmonari, riteniamo che risultati dello studio VIS mostrino una associazione chiara tra esposizione a inquinanti industriali e decessi o ricoveri.
A nostro parere si tratta di risultati informativi per decisioni di sanità pubblica.

In proposito il gruppo di lavoro ha messo a punto le seguenti raccomandazioni.
I risultati della VIS indicano la necessità:

• di attuare standard di protezione della salute basati sulle conoscenze scientifiche più avanzate, che spesso suggeriscono un approccio di precauzione più severo rispetto a quello basato semplicemente su limiti di legge, peraltro non esistenti per tutte le sostanze emesse;

• di proseguire lo studio della situazione ambientale e sanitaria della popolazione nell’area;

• di stabilire un confronto a livello amministrativo e pubblico che potrà portare alla definizione di scenari ambientali che, sulla base dei risultati conseguiti e dei metodi messi a punto dallo studio in oggetto, potranno essere sottoposti a ulteriori valutazioni di impatto sulla salute.

Dallo studio emergono indicazioni per:

• migliorare il monitoraggio ambientale delle emissioni dannose;

• ripetere nel tempo il monitoraggio dell’esposizione delle persone residenti;

• elaborare modelli più sofisticati per valutare il rischio e gli impatti sulla salute di inquinanti diversi;

• valutare i dati sanitari su base annuale;

• stabilire nell’area una rete PID abbinata a odorLab;

• migliorare la qualità del monitoraggio delle concentrazioni al suolo;

• sviluppare attività permanenti di informazione, comunicazione e formazione su ambiente e salute, coinvolgendo tutti i portatori di interesse.

Quanto alle critiche avanzate durante i mesi passati e in assenza della relazione finale del lavoro (costituita da 563 pagine che includono analisi e cartografie), non si può commentare una critica come “le conclusioni sono parziali e incomplete” o una generica critica di mancanza di scientificità, perché si ritengono prive di fondamento e in generale mirate ad una generica denigrazione del gruppo di lavoro mutidisciplinare.

Non concordando su nessuna delle obiezioni avanzate dai consulenti Eni si concorda invece sull’utilità di studi di approfondimento ulteriori, che vanno definiti sulla base dei risultati più robusti conseguiti dalla VIS, come affermato ed argomentato nel rapporto conclusivo.

Quanto ai 7 punti sollevati dai consulenti Eni vengono esaminati di seguito:

1. I risultati dello studio sugli abitanti di Viggiano e Grumento Nova sono molto differenti tra i due comuni. Dato quantomeno anomalo, in un campione estremamente ravvicinato sul piano territoriale.

RISPOSTA: L’affermazione non tiene conto del fatto che sono invece documentate differenze di esposizione ambientale tra i due comuni.

2. Lo studio considera il periodo dal 2000 al 2014, ma le stime di ricadute al suolo di NOx (Ossido di azoto) sono riferite al solo anno 2013.

RISPOSTA: Il 2013 è stato considerato come anno tipo (tra i soli 3 anni per cui ENI ha fornito i dati di emissione dal COVA) considerando la completezza e la qualità dei dati disponibili. Non riteniamo verosimile che gli anni precedenti fossero migliori del 2013.

3. Lo studio riporta un divario molto significativo tra maschi e femmine nelle malattie del sistema circolatorio. Inoltre, l’assoluta prevalenza del rischio di mortalità tra le donne per malattie cardiovascolari contrasta con l’ipotesi di un effetto reale dell’inquinamento dell’aria e suggerisce un ruolo più importante di altri fattori e comportamenti.

RISPOSTA: La mortalità e l’ospedalizzazione per malattie del sistema circolatorio è in eccesso nelle aree più impattate da inquinamento in particolare tra le donne e, poiché le donne sono più stabili nella residenza, questo elemento per noi è rilevante. Altri fattori alternativi per spiegare gli eccessi individuati nelle aree più inquinate appaiono al momento non ragionevoli e quindi marginali per lo studio. Purtuttavia si è dichiarato e scritto che possono essere utili approfondimenti sul ruolo di co-fattori di rischio e fattori di suscettibilità che potrebbero agire in modo differenziale su maschi e femmine.

4. Lo studio attesta che la ricorrenza di malattie croniche respiratorie e i valori di funzionalità respiratoria sono indipendenti dall’esposizione ai fattori di rischio, cioè dalla maggiore o minore vicinanza al Cova.

RISPOSTA: Questa osservazione non attiene allo studio principale della VIS, ma allo studio campionario su 200 volontari, ed è errata perché i casi con funzionalità respiratoria alterata sono pochi (9) come del resto era atteso, e quindi non si prestano a valutazioni statistiche robuste. Invece, i sintomi predittivi di anomalie respiratorie sono più rappresentati, e per due sintomi la prevalenza è più alta nelle aree vicine rispetto a quelle più lontane dal COVA.

5. E’ fallace l’associazione tra patologie cardiocircolatorie e malattie respiratorie, dato che queste ultime non presentano, nei comuni esaminati, un andamento significativo da un punto di vista statistico. Questo ovviamente contrasta con l’ipotesi di un effetto dell’inquinamento atmosferico.

RISPOSTA: Le malattie respiratorie sono meno frequenti, ed è quindi più difficile mettere in evidenza rischi statisticamente significativi, tuttavia l’ospedalizzazione tra le donne è in eccesso significativo del 48%, mentre per malattie respiratorie croniche l’eccesso riguarda sia gli uomini che le donne (+ 118% nella classe più esposta). Queste osservazioni irrobustiscono l’associazione con l’inquinamento, in accordo con quanto riportato dalla letteratura scientifica.     

6. Il campione della popolazione esaminato è estremamente basso e quindi non rappresentativo. Gli incrementi di casi di morte e di malattie sono relativi ad un bassissimo numero di eventi. Pur importanti ai fini valutativi, non consentono di dimostrare una relazione causa-effetto.

RISPOSTA: I consulenti Eni confondono lo studio di popolazione con quello campionario sulla funzionalità respiratoria. Lo studio su cui sono basate le nostre conclusioni ha considerato tutta la popolazione, e quindi non è campionario. La popolazione studiata è di 6.795 persone per un periodo di 15 anni, per un totale di 73.270 anni-persona (6.795x15). E’ vero che questa popolazione è limitata, elemento che comporta una bassa probabilità di evidenziare eccessi di rischio significativi, tuttavia l’analisi ha messo comunque in evidenza alcuni rischi statisticamente significativi (con un errore, 5%, uguale a quello che si assume anche negli studi di grandi dimensioni).

7. Non si può non tener conto della storica mortalità cardiocircolatoria che si riscontra storicamente nell’area e che potrebbe fornire ulteriori elementi di comprensione degli eventi osservati.

RISPOSTA: Studi sulla mortalità storica sono di competenza della Regione e dell’Azienda sanitaria. Il disegno di studio di coorte residenziale da noi adottato non prevede confronti dell’ultimo periodo con periodi precedenti, per i quali i dati ambientali e sanitari sarebbero mancanti o insufficienti. Il nostro studio ha lo scopo di valutare se nel quindicennio 2000-2014 ci sono state differenze di mortalità e ospedalizzazione tra aree a diverso livello di inquinamento. I risultati dicono di si.

Inoltre i consulenti Eni hanno affermato:

a) che si tratterebbe di rischi piccoli

RISPOSTA: questa affermazione non corrisponde a verità, perché alcuni dei rischi emersi non sono affatto piccoli, es. +41% di decessi per malattie cardiovascolari per uomini + donne. Dal punto di vista scientifico quelli osservati non sono affatto rischi relativi di piccola entità, e dal punto di vista della comunità la prospettiva cambia tra essere esposti a tali rischi o parlarne in termini distaccati;

b) che l'osservazione di eccessi nelle sole donne non sarebbe biologicamente plausibile,

RISPOSTA: l’affermazione non è dimostrabile scientificamente per mancanza di dati, mentre è dimostrato che esiste una plausibilità epidemiologica e biologica generale degli effetti dell'esposizione prolungata ad inquinanti dell'aria e malattie cardiovascolari, in particolare ischemiche attraverso meccanismi ben identificati quali: stress ossidativo e infiammazione, alterazione della funzione endoteliale e trombotica, e promozione della placca ateromatosa. 

In conclusione, è utile sottolineare che come ricercatori di enti pubblici, CNR e Università, che operano sul terreno della ricerca ambientale e sanitaria, il nostro punto di vista e il nostro agire devono essere necessariamente imparziali sul piano scientifico e al contempo attenti alla salute collettiva.

 

* Gruppo di lavoro dello studio “VIS Viggiano-Grumento Nova in Val d’Agri”: Istituto di fisiologia clinica del CNR (IFC-CNR) e Fondazione Toscana Gabriele Monasterio (CNR-Regione Toscana)*: Fabrizio Bianchi (coordinatore), Elisa Bustaffa, Alessio Coi, Liliana Cori, Nunzia Linzalone, Sonia Marrucci*, Fabrizio Minichilli, Simonetta Monti*, Rosanna Panini, Ivana Pavlickova*, Renato Prediletto*, Michele Santoro.

Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del CNR (ISAC-CNR): Cristina Mangia (LE), Marco Cervino(BO), Silvia Trini Castelli (TO), Luca Mortarini (TO), Andrea Bisignano (TO).

Istituto per lo studio degli ecosistemi del CNR (ISE-CNR): Roberto Pini, Beatrice Pezzarossa, Antonio Pera, Manuele Scatena.

Dipartimento di biologia, Università degli studi di Bari: Gianluigi de Gennaro, Pietro Cotugno, Annamaria Demarinis Loiotile, Alessia di Giglio, Jolanda Palmisani, Stefania Petraccone, Francesca Stasi.

Dipartimento di epidemiologia del Servizio Sanitario della Regione Lazio: Carla Ancona.

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