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Biomonitoraggio Sebiorec

 

SEBIOREC (Studio Epidemiologico Biomonitoraggio Regione Campania) è uno studio epidemiologico sui livelli di accumulo di contaminanti persistenti nel sangue e nel latte materno in gruppi di popolazione a diverso rischio di esposizione della regione Campania. In seguito a problemi di inquinamento ambientale, in particolare a quelli derivati da un’impropria gestione dello smaltimento dei rifiuti, e sulla base dei risultati di studi epidemiologici mirati, la Regione Campania ha voluto avviare un’indagine per monitorare il livello di esposizione delle popolazioni locali agli inquinanti ambientali.
Lo studio SEBIOREC si propone di verificare se l’inquinamento di aria, acqua, terreno e alimenti prodotti localmente abbia determinato un aumento del livello di accumulo di metalli e contaminanti organici persistenti nel sangue e latte materno.
L’esposizione agli inquinanti viene accertata tramite due indagini: la misurazione della concentrazione di alcune sostanze come le diossine e i metalli pesanti nel sangue e nel latte materno e l’esame delle informazioni ricavate da questionari sulle abitudini e lo stile di vita degli individui esaminati, essenziale per l’interpretazione dei risultati.
Sebiorec, lanciato alla fine del 2007, ha effettuato la raccolta dei campioni tra 2008 e 2009, e presentato il rapporto che contiene i risultati scientifici alla Regione Campania nel dicembre 2010.
Esce su Science of the Total Environment nel 2014 il primo degli articoli che espone i risultati.
Descrizione

L’area interessata

La Campania è una regione da decenni particolarmente critica per quanto riguarda la gestione e lo smaltimento dei rifiuti e i fenomeni di abusivismo delle discariche. L’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Campania, ARPAC, ha realizzato una serie di indagini ambientale nella Regione. Il progetto SEBIOREC si svolge in 16 comuni distribuiti tra le province di Napoli e Caserta e coinvolge aree a diversa ‘pressione ambientale da rifiuti’, un indice definito dal più recente studio epidemiologico realizzato nell’area. In particolare vengono esaminate tre diverse zone: una zona A ad elevata pressione ambientale da rifiuti, una zona B a pressione intermedia e una zona C a pressione bassa o nulla, considerata come riferimento per il confronto dei dati. (Martuzzi M, Mitis F, Bianchi F, Minichilli F, Comba P, Fazzo L, Cancer mortality and congenital anomalies in a region of Italy with intense environmental pressare due to waste, Occup Environ Med. May 2009, Vol 66, N 5)
I comuni di Acerra, Aversa, Caivano, Castel Volturno, Giugliano di Campania, Marcianise, Napoli (località Pianura) e Villa Literno appartengono alla zona A; Maddaloni, Nola, Qualiano e Villaricca alla zona B; Brusciano, Casapesenna, Frattamaggiore e Mugnano di Napoli alla zona C.

Le ragioni dello studio
In Campania, sono realizzati dalle autorità competenti (ARPA Istituto Zooprofilattico) campionamenti ambientali e indagini sugli animali allevati, da cui sono emersi rilevanti problemi di inquinamento. Diversi gruppi di ricercatori hanno realizzato studi epidemiologici, a diversa scala geografica e temporale. A causa dell’allarme per l’inquinamento da rifiuti la Protezione Civile aveva finanziato nel 2004 una indagine epidemiologica in Regione Campania, che ha consentito di identificare le aree a maggiore rischio per l’ambiente e per la salute, realizzata da Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), Istituto Superiore di Sanità (ISS) e Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IFC CNR), con la collaborazione del Dipartimento della Protezione Civile, dell’Osservatorio Epidemiologico Regionale e dell’Agenzia Regionale per l’Ambiente della Campania e degli esperti delle ASL Napoli1, Napoli2, Napoli3, Napoli4, Caserta1, Caserta2, del Registro Tumori presso la ASL Napoli4, del Registro Mesoteliomi, del Registro Regionale Difetti Congeniti, dell’associazione Legambiente Campania.
La pubblicazione dell’articolo (Martuzzi, 2009) ha reso noto il problema anche alla comunità scientifica internazionale.
Dopo ulteriori analisi ambientali e sugli animali, la Regione ha ritenuto opportuna la realizzazione di uno studio ampio e analitico, che per dimensione del campione non ha precedenti in Italia e si colloca tra le indagini più ampie condotte a livello internazionale: Sebiorec, che è stato commissionato nel 2007.
Lo studio SEBIOREC ha come obiettivo principale quello di analizzare il livello di esposizione della popolazione a contaminanti persistenti ed indagare le relazioni tra fattori di rischio ambientali e salute.
L’indagine si propone di costruire le basi per un sistema di sorveglianza permanente, che possa dare una accurata misura dei rischi, evitando la sottostima dei problemi realmente esistenti così come gli allarmi ingiustificati, e che possa misurare gli effetti degli interventi che saranno effettuati, come quelli di bonifica e risanamento.
I risultati dello studio possono essere utilizzati per la programmazione di interventi di riqualificazione e protezione ambientale (bonifiche) e di prevenzione sanitaria.

Attività

Il campione della popolazione è costituito da volontari selezionati tra i residenti e scelti mediante sorteggio casuale per sesso ed età, in modo da rappresentare la struttura demografica della popolazione.
I soggetti devono risiedere nell’area da più di dieci anni e sono selezionati tra comuni a diversa pressione ambientale da rifiuti, così da consentire un confronto tra le quantità di sostanze inquinanti assorbite da soggetti che vivono in aree diverse. Le aree sono quelle definite dallo studio epidemiologico realizzato in regione su incarico Dipartimento della Protezione Civile da OMS, ISS, CNR ed esperti della Regione Campania.
Per ogni comune il campione è costituito da 30 uomini e 30 donne di età compresa tra i 20 e i 64 anni, suddivisi per classi di età di cinque anni. Per aumentare le dimensioni del campione ed avere misure più stabili, le analisi vengono effettuate su raggruppamenti di sangue e di latte composti ciascuno da dieci donatori o donatrici (pool), equamente distribuiti per cinque classi triennali di età all’interno di tre fasce di 20-34, 35-49 e 50-64 anni. Tre esempi di pool:
♦ esempio 1) residenti nel comune di Acerra, maschi della prima fascia di età 20-34 anni: 2 di età 20-22, 2 di età 23-25, 2 di età 26-28, 2 di età 29-31, 2 di età 32-34;
♦ esempio 2) residenti nel comune di Napoli-Pianura, femmine della fascia di età 35-49 anni: 2 di età 35-37, 2 di età 38-40, 2 di età 41-43, 2 di età 44-46, 2 di età 47-49;
♦ esempio 3) residenti nel comune di Marcianise, maschi della terza fascia di età 50-64 anni: 2 di età 50-52, 2 di età 53-55, 2 di età 56-58, 2 di età 59-61, 2 di età 62-64.
I risultati delle analisi dei campioni di latte e di sangue sono correlati con i risultati dei questionari sulle abitudini e lo stile di vita. L’integrazione di questi due tipi di esami è necessaria per una corretta comprensione della relazione ambiente-salute.

Le analisi su raggruppamenti (pool)

Le analisi per lo studio SEBIOREC vengono fatte raggruppando i campioni di sangue e latte materno di 10 donatori e donatrici, selezionati in modo rappresentativo, che diventano un unico campione da analizzare. Questa modalità viene chiamata in termine tecnico analisi in pool.
Perchè è stato deciso di analizzare i campioni di SEBIOREC costituendo pool di sangue e latte? Lo studio si propone di verificare l’esposizione della popolazione e non del singolo individuo. Per tale scopo, la scelta di analizzare pool di campioni ottenuti da soggetti individuali appare ottimale, poiché consente di aumentare notevolmente il numero dei donatori senza aumentare sensibilmente il costo e i tempi delle analisi.
Il pool ha un elevato livello di rappresentatività campionaria in relazione al gruppo da cui proviene, tanto maggiore quanto più affidabili sono i criteri d’aggregazione dei singoli campioni e, dunque, la selezione dei soggetti donatori. In accordo con il protocollo dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, ogni pool del Progetto SEBIOREC è costituito da reperti di eguale volume di sangue (o siero) e latte donati da almeno 10 soggetti selezionati sulla base d’un rigido protocollo esecutivo e di dettagliati questionari.
Infine, giova sottolineare come il pool aumenti la sensibilità dell’analisi anche in modo marcato senza aumentare eccessivamente il volume del singolo prelievo, così favorendo il dosaggio di tutti i composti chimici cercati. Tale risultato fornisce indicazioni maggiormente affidabili sull’esposizione del gruppo di popolazione rappresentata e la possibilità di riconoscere profili analitici diversi da quelli più comunemente osservati.
Se analizzando i pool emergesse la presenza di risultati particolarmente elevati sarà possibile rianalizzare i campioni singoli per capire quali hanno contribuito all’anomalia.

Il questionario

Il questionario viene somministrato direttamente da parte di operatori specificamente formati sui temi di ambiente e salute oggetto del progetto SEBIOREC.
L’intervista ha lo scopo di raccogliere informazioni sulle abitudini di vita dei soggetti e l’ambiente in cui essi vivono. Informazioni riguardo dieta, lavoro e storia medica degli individui campionati sono indispensabili per una corretta interpretazione dei dati analitici ottenuti.
Dopo una prima parte di domande sui dati anagrafici, il questionario indaga:
♦ le condizioni ambientali dell’abitazione di residenza
♦ l’attività lavorativa e l’esposizione ad agenti chimici e fisici
♦ le abitudini individuali (come fumo ed alcol)
♦ la storia medica
♦ la dieta
♦ la storia riproduttiva (fertilità, metodi contraccettivi, ultime gravidanze).
Sono previste anche schede che rilevano la percezione dei pericoli e dei rischi da parte delle persone, gli strumenti informativi abitualmente consultati, una valutazione sull’ambiente di vita, in modo da comprendere meglio l’atteggiamento delle comunità e facilitare la comunicazione dei risultati della ricerca.
C’è infine una scheda ambulatoriale con le notizie raccolte al momento del prelievo.
Le informazioni ricavate dai questionari vengono analizzate dalla Sezione di Epidemiologia dell’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR e sono utilizzate per interpretare i risultati delle analisi di laboratorio.

Il consenso informato

Un modulo di consenso informato spiega ai partecipanti le finalità dello studio e le modalità di diffusione dei dati raccolti durante il progetto.
I dati ottenuti saranno diffusi in modo anonimo, senza alcun riferimento al singolo individuo o ad informazioni che possano portare alla sua identificazione. I dati saranno raccolti ed archiviati in conformità al dlgs. 196 del 2003 sulla tutela dei dati personali, saranno utilizzati esclusivamente per scopi di ricerca scientifica, solo da personale autorizzato, e potranno essere oggetto di pubblicazioni scientifiche e comunicazioni pubbliche
Al donatore di sangue o di latte viene chiesto se vuole conoscere i risultati del suo pool di appartenenza.

Le sostanze analizzate

Gli inquinanti prodotti dai processi industriali o presenti in natura hanno diverse modalità di diffusione nell’ambiente e possono entrare nel terreno, essere trasportati dal vento e dall’acqua in zone più o meno lontane dall’emissione, contaminare vegetali e animali ed entrare così nella catena alimentare, arrivando a volte fino all’uomo.
Lo studio si propone di analizzare nei campioni di sangue e di latte le seguenti sostanze:
♦ diossine (PCDD e PCDF)
♦ policlorobifenili (PCB)
♦ polibromodifenil eteri (PBDE)
♦ metalli pesanti come cadmio (Cd), mercurio (Hg) e piombo (Pb)
♦ eventuali altre sostanze chimiche considerate dalla Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti (POPs)
Questi inquinanti hanno diversi tempi di ingresso, permanenza ed eliminazione dal corpo umano e hanno specifiche caratteristiche di accumulo nei tessuti e negli organi. In condizioni di bassa esposizione essi sono presenti nei liquidi biologici in concentrazioni ridotte, ma la loro quantità può variare secondo l’assorbimento che può avvenire per inalazione, contatto e ingestione.

Il piano di comunicazione

Il piano di comunicazione dello studio SEBIOREC si articola in tre fasi:
♦ Fase 1. presentazione dello studio, chiarendo gli obiettivi e le potenzialità
♦ Fase 2. facilitazione della comprensione dei risultati, fornendo le informazioni con trasparenza, sincerità e sensibilità
♦ Fase 3. esposizione dei risultati dello studio
Le prime azioni sono volte a un’accurata preparazione del materiale informativo previsto dalla normativa, dalle norme di buona pratica clinica e dai principi etici previsti per il biomonitoraggio umano.
Le azioni di comunicazione dello studio SEBIOREC hanno diversi destinatari:
♦ i team delle Asl per cui sono previsti seminari e distribuzione di materiale informativo per la formazione per i prelievi e i questionari
♦  i cittadini che sono al contempo emittenti e riceventi di informazioni attraverso conferenze pubbliche, media, focus group, e interviste
♦ le associazioni coinvolte a supporto della diffusione delle informazioni
♦ i media cui vanno trasmesse le notizie attraverso conferenze stampa e comunicati.

Risultati

I primi risultati di Sebiorec sono stati pubblicati da STOTEN nel maggio 2014.
De Felip E, Bianchi F, Bove C, Cori L, D’Argenzio A, D’Orsi G, Fusco M, Miniero R, Ortolani R, Palombino R, Parlato A, Pelliccia MG, Peluso F, Piscopo G, Pizzuti R, Porpora MG, Protano D, Senofonte O, Spena SR, Simonetti A, di Domenico A. Priority persistent contaminants in people dwelling in critical areas of Campania Region, Italy (SEBIOREC biomonitoring study). Sci Total Environ. 2014 Jul 15;487:420-35. 

La raccolta dei campioni di sangue e latte è terminata alla fine del 2009.
Le analisi di laboratorio, l’elaborazione statistica dei dati e la preparazione del report finale si sono conclusi con la consegna del report a dicembre 2010.
Ecco una sintesi dei risultati contenuti nel report finale.
Il carico di inquinanti nel sangue e nel latte misurato da Sebiorec non risulta significativamente più elevato rispetto ai livelli misurati in altre situazioni non industriali, soprattutto all’estero (in Italia infatti le misure del contenuto di inquinanti nel sangue e tessuti della popolazione non viene misurato su base regolare). Tutti abbiamo piccole quantità depositate in diversi parti del corpo, a causa di una presenza di sostanze molto diverse nell’ambiente.
La cosa più importante per gli studiosi è osservare la distribuzione dei livelli delle sostanze inquinanti, che cambiano nei comuni e anche in gruppi all’interno dello stesso comune, e verificare alcune associazioni significative: ad esempio, c’è un’associazione tra la presenza di arsenico, mercurio e piombo e le comunità che dichiarano un maggior consumo di acqua d’acquedotto. Poi c’è la residenza vicino a siti di abbandono di rifiuti pericolosi, collegata a una maggiore esposizione a sostanze organiche, quali diossine e Pcb, probabilmente per il contributo di combustioni illegali (i famosi incendi della terra dei fuochi).
La tetra-cloro-dibenzo-p-diossina (2,3,7,8 Tcdd), nota come diossina di Seveso, si rileva solo in una parte dei campioni, a livelli bassi, ma in alcuni gruppi la concentrazione è tre volte più alta rispetto agli altri, e anche questo è un dato da non trascurare per la futura sorveglianza. Anche la distribuzione dei Pbde (polibromodifenil eteri, usati come ritardanti di fiamma) rilevati nel latte materno, risulta molto diversa nelle aree prese in esame.
I livelli più elevati misurati sono ragionevolmente attribuibili alla presenza di sorgenti di emissione locali, nell’ambiente o nelle abitazioni, e anche in questo caso può valere la pena di fare controlli più accurati. I questionari alla quale ogni donatore ha risposto contengono molte domande per capire il tipo di abitazione, i consumi di alimenti e acqua, le esposizioni sul lavoro a sostanze particolari: si nota quindi che nei gruppi in cui ci sono persone esposte a polveri di legno e a esalazioni dal trattamento di legname e mobilio si trovano maggiori quantità di diossine, ma anche in questo caso, per capire meglio questi aspetti legati al tipo di lavoro occorrono studi più specifici, bisogna tornare dall’insieme delle persone ai singoli componenti e analizzare di nuovo in modo mirato.
Una sezione del questionario riguardava la percezione dei rischi, e se ne possono trarre considerazioni possono utilizzabili per la fase di trasmissione dei risultati di Sebiorec.
Dalla lettura dei questionari notiamo come i fenomeni antropici costituiscano una forte preoccupazione per i donatori, che si rivela più acuta nell’area B. Tale area di conseguenza richiede una attenzione particolare. Il vettore che suscita maggiore preoccupazione è l’aria, ma in generale la consapevolezza dei problemi ambientali riflette quella della situazione esistente. Anche se più della metà delle persone si dichiarano ‘informate’, questa percentuale è bassa e genera preoccupazione, in una fase in cui è necessario trasmettere contenuti scientifici di cui il territorio è ampiamente all’oscuro (il biomonitoraggio umano, l’esposizione ad inquinanti, la relazione tra inquinamento e salute). La principale fonte di informazione dichiarata sono i media nazionali, e su questo un lavoro di comunicazione ben strutturato sarebbe auspicabile. La tendenza alla concentrazione delle fonti informative si conferma, e poche sono le fonti sulle quali sembra opportuno costruire strategie comunicative. L’accesso, anche se limitato, a internet come fonte informativa si rivela cruciale, sia per le persone stesse coinvolte nella ricerca, sia perché internet è notoriamente un mezzo di comunicazione ‘a valanga’ e a diffusione orizzontale.
E’ possibile provare a far crescere la percentuale tra i donatori di chi ritiene possibile un cambiamento e miglioramento della situazione. Evidentemente ciò può essere fatto attraverso azioni concrete in direzione del miglioramento delle condizioni dell’ambiente e di diminuzione delle pressioni di tipo antropico sul territorio, e comunque con una strategia di sanità pubblica basata sulla presa in carico dei problemi delle persone, anche di quelli solo percepiti.
Si può osservare infine che in una condizione di preoccupazione diffusa come quella descritta risultano molto deboli le condizioni di base per parlare di buono stato di salute, se la si considera nell’accezione ampia che propone l’Organizzazione Mondiale delle Sanità. Anche su questo tema nel report finale di Sebiorec è suggerita una strategia di azione.

Documenti

Partner

SEBIOREC viene realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con l’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche e con:
♦ Osservatorio Epidemiologico della Regione Campania
♦ Registro Tumori presso l’Asl Napoli 4
♦ Cinque tra le Aziende Sanitarie Locali della Regione Campania (Napoli 1, 2, 3, 4 e Caserta 1 e 2). Le Aziende Sanitarie Locali hanno cambiato la loro competenza territoriale, e sono state accorpate nel 2011.
Tutte le fasi dello studio sono approvate dal Comitato Etico di ciascuna ASL, che garantisce la tutela dei diritti, della sicurezza e del benessere dei soggetti. Inoltre è responsabile di revisionare e approvare i metodi e il materiale da impiegare per ottenere e documentare il consenso informato dei partecipanti.

FAQ

1. Che cos’è SEBIOREC?
SEBIOREC (Studio Epidemiologico Biomonitoraggio Regione Campania) è un’indagine di biomonitoraggio volta a misurare l’assorbimento di sostanze inquinanti (come diossina e metalli) nel sangue e nel latte di un campione di popolazione residente in 16 comuni campani. Questo biomonitoraggio è accompagnato da una serie di interviste tramite questionario somministrato a tutti i soggetti partecipanti alla ricerca per ricostruire la loro storia medica, lavorativa, riproduttiva e la percezione dello stato di salute e dei rischi.
Lo studio si propone di verificare se il degrado dell’ambiente, laddove osservato, abbia aumentato l’esposizione della popolazione a contaminanti ambientali pericolosi, in particolare attribuibili allo smaltimento anomalo di rifiuti.
2. Che cosa si intende per biomonitoraggio?
Il biomonitoraggio umano è una tecnica che accerta l’esposizione umana ad agenti chimici naturali e artificiali presenti nell’ambiente attraverso l’analisi di quanto assorbito in tessuti e in fluidi corporei. Comunemente vengono esaminati sangue, latte materno, urine e aria espirata, ma anche capelli, unghie, grasso e ossa possono essere utilmente analizzati. L’obiettivo finale dell’impiego del biomonitoraggio è quello di fornire dati validi che permettano di valutare in modo affidabile l’esposizione ad inquinanti e a definire politiche ambientali e sanitarie caratterizzate da un appropriato rigore.
3. Chi realizza lo studio?
SEBIOREC viene realizzato dall’Istituto Superiore di Sanità in collaborazione con l’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche, l’Osservatorio Epidemiologico, il Registro Tumori presso l’Asl Napoli 4, e cinque tra le Aziende Sanitarie Locali della Regione Campania (Napoli 1, 2, 3, 4 e Caserta 1 e 2).
4. Quali sono le motivazioni di questa indagine?
In Campania, dopo la rilevazione di alti livelli di diossine nel latte ovino e bovino in alcuni allevamenti localizzati nel territorio delle Aziende sanitarie locali Napoli 2, Napoli 4 e Caserta 2, sono stati avviati campionamenti del suolo e delle acque, e sugli animali allevati, così come indagini epidemiologiche sullo stato di salute della popolazione. Sono emersi problemi rilevanti di inquinamento ambientale, derivato soprattutto dalla gestione impropria dei rifiuti, e segnali di sofferenza della salute di comunità locali. Per comprendere meglio la relazione tra inquinamento ambientale e stato di salute, la Regione Campania ha ritenuto opportuno promuovere l’indagine SEBIOREC finalizzata a monitorare il livello di esposizione delle popolazioni a inquinanti ambientali.
5. Come si effettua l’indagine?
La ricerca prevede il prelievo di campioni di sangue e di latte (delle donne che hanno partorito per la prima volta) che sono analizzati per determinare il livello di assorbimento delle sostanze inquinanti.
Le stesse persone vengono intervistate tramite un questionario, con domande inerenti la storia medica, l’ambiente in cui vivono, le abitudini di vita, inclusa la dieta, la storia lavorativa e riproduttiva, informazioni indispensabili per capire i dati analitici che verranno ottenuti. Inoltre il questionario include domande per capire cosa le persone pensano dell’ambiente in cui vivono, del proprio stato di salute e come percepiscano i rischi.
6. Quali sostanze saranno cercate in sangue e latte?
Nei campioni di sangue e di latte, analizzati a cura del laboratorio del Reparto di Chimica Tossicologica del Dipartimento Ambiente e connessa Prevenzione Primaria dell’Istituto Superiore di Sanità, viene quantificata la presenza di policlorodibenzodiossine (PCDD), policlorodibenzofurani (PCDF), policlorobifenili (PCB), polibromodifenil eteri (PBDE), alcuni metalli pesanti come cadmio (Cd), mercurio (Hg), piombo (Pb), ed eventuali altre sostanze chimiche persistenti presenti nella Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti, i cosiddetti POPs (Persistent Organic Pollutants).
L’intero processo di analisi viene eseguito applicando criteri rigorosi per il controllo dell’affidabilità analitica, come prescritto dalle norme d’accreditamento. Questi controlli di qualità, particolarmente severi nel caso del biomonitoraggio umano, richiedono tempi relativamente più lunghi di altri tipi d’analisi.
7. Come è stato scelto il campione della popolazione?
Il campione è stato scelto facendo un’estrazione casuale di soggetti dalle liste dell’anagrafe, in modo da rappresentare la struttura della popolazione. I soggetti sono selezionati tra i residenti in aree individuate come potenzialmente inquinate, in aree mediamente inquinate e in aree non interessate da inquinamento dello stesso tipo.
In questo modo è possibile confrontare i livelli degli inquinanti presenti nell’organismo di persone che vivono in zone diverse.
8. Quale fascia di età è considerata ?
Il campione è costituito da maschi e femmine di età compresa tra i 20 e i 64 anni: per ciascuna classe di età 20-34, 35-49 e 50-64 anni e per ciascun sesso sono state selezionate 10 persone per il prelievo di sangue.
Per la raccolta di latte il campione è costituito da donatrici al primo parto durante il periodo di allattamento da 3 a 8 settimane dopo il parto.
9. Chi può partecipare allo studio?
I soggetti scelti casualmente tra i residenti nei comuni inclusi nello studio per entrare a far parte del campione:
♦ devono risiedere nell’area da più di 10 anni, per permettere di valutare un lungo periodo di esposizione;
♦ non devono presentare una patologia tumorale accertata in atto,
♦ non devono aver perso più di 10 kg di peso nell’arco degli ultimi tre anni, perché tumori, dimagrimento organico e relative terapie possono interferire con alcuni parametri di interesse di SEBIOREC.
10. Quanti prelievi sono previsti?
Per aumentare la dimensione del campione e avere misure più stabili vengono costituiti degli insiemi di sangue o di latte (‘pool’), ciascuno composto da dieci donatori o donatrici equamente distribuiti per cinque classi triennali di età all’interno di tre fasce di 20-34, 35-49 e 50-64 anni. Questo modello concettuale permette di costruire campioni rappresentativi di ciascuna fascia di età per gli uomini e per le donne.
Sono previsti: 840 prelievi di sangue per la costituzione di 84 ‘pool’, 60 prelievi di latte per la costituzione di 6 ‘pool’, 840 interviste a donatrici/donatori di sangue e 60 interviste alle donatrici di latte. Su ciascun ‘pool’ di sangue e di latte vengono misurate le sostanze inquinanti previste dallo studio.
11. Perchè è stato deciso di analizzare sangue e latte materno in pool?
Lo studio si propone di valutare l’esposizione della popolazione e non del singolo individuo. Per tale scopo, la scelta di analizzare ‘pool’ di campioni ottenuti da soggetti individuali appare ottimale perché:
♦ consente di aumentare notevolmente il numero dei donatori senza aumentare sensibilmente il costo e i tempi delle analisi
♦ aumenta la sensibilità dell’analisi senza aumentare eccessivamente il volume del singolo prelievo
♦ fornisce indicazioni più affidabili sull’esposizione del gruppo di popolazione rappresentata
♦ fornisce la possibilità di riconoscere profili analitici diversi da quelli più comunemente osservati
♦ trae risultati validi per l’intera comunità.
Inoltre, qualora in un pool si verificasse la presenza di dati particolarmente anomali, è possibile approfondire la caratterizzazione del pool rianalizzando i singoli campioni.
12. Quali sono i comuni inclusi nello studio?
Lo studio è effettuato in un’area ad elevata pressione ambientale da rifiuti (zona A), un’area a pressione intermedia (zona B) e un’area a pressione nulla o bassa, considerata come riferimento per il confronto (zona C).
Per i prelievi di sangue sono inclusi i seguenti comuni:
♦ Comuni che fanno parte della zona A: Caivano (NA3), Aversa (CE2), Villa Literno (CE2), Acerra (NA4), Giugliano in Campania (NA2), Castel Volturno (CE2), Marcianise (CE1), Napoli (località Pianura, NA1);
♦ Comuni che fanno parte della zona B: Nola (NA4), Maddaloni (CE1), Qualiano e Villaricca (NA2);
♦ Comuni che fanno parte della zona C: Casapesenna (ASL CE2), Mugnano di Napoli (ASL NA2) e Brusciano (ASL NA4).
Per i prelievi di latte i comuni scelti sono 5 della zona A: Caivano (NA3), Aversa (CE2), Acerra (NA4), Giugliano in Campania (NA2), Marcianise (CE1) e uno usato come riferimento, Frattamaggiore (ASL NA3).
13. Perché proprio questi comuni?
Sono stati scelti comuni rappresentativi di tre diverse tipologie di pressione ambientale: elevata, intermedia e bassa. L’indicatore di “pressione ambientale” era stato definito per lo studio “Trattamento dei rifiuti in Campania. Impatto sulla salute umana: correlazione tra rischio ambientale da rifiuti, mortalità e malformazioni congenite” realizzato da Organizzazione Mondiale della Sanità, Istituto Superiore di Sanità, Consiglio Nazionale delle Ricerche, Osservatorio Epidemiologico e ARPA Campania, su incarico del Dipartimento della protezione Civile. Dopo analisi ambientali e sugli animali, l’Assessorato alla Salute della Regione Campania ha ritenuto opportuna la realizzazione di uno studio più ampio.
Lo studio è stato recentemente accettato per la pubblicazione sulla rivista internazionale di medicina occupazionale e ambientale.
14. Chi è da considerarsi soggetto a rischio per la salute a causa dell’inquinamento prodotto dalla gestione incontrollata di rifiuti?
I lavoratori degli impianti di smaltimento e chi risiede nelle vicinanze di aree inquinate da smaltimento incontrollato di rifiuti.
Le sostanze tossiche rilasciate nell’ambiente da sorgenti locali possono spostarsi a distanza maggiore. Senza studi specifici non si può conoscere con precisione la popolazione esposta a rischio, specie in aree densamente popolate. Per questo è importante monitorare l’ambiente e capire in che modo le persone possono entrare in contatto con sostanze inquinanti.
15. Come si può entrare in contatto con gli inquinanti?
In termini generali, le vie di esposizione, cioè il modo in cui gli inquinanti possono entrare in contatto col corpo umano, sono:
♦ attraverso il contatto cutaneo, cioè toccando sostanze, materiali, o prodotti inquinati da cui gli inquinanti possono passare alla pelle, poi penetrando nell’organismo;
♦ attraverso la respirazione di sostanze diffuse nell’aria, che possono fermarsi nelle prime vie aeree o arrivare anche agli alveoli polmonari a seconda delle dimensioni delle particelle inalate;
♦ attraverso l’ingestione per via alimentare, cioè bevendo acqua o mangiando cibi contaminati.
Quest’ultima modalità rappresenta la maggiore fonte di assunzione di sostanze organiche clorurate (ad esempio diossine), se si escludono episodi di intossicazione acuta che possono avvenire anche per via inalatoria (ad esempio esposizione acuta a fumi di incendi di materie plastiche e organiche).
16. Come sono tutelati i partecipanti allo studio SEBIOREC?
Alle persone che partecipano al biomonitoraggio viene consegnato un modulo di consenso informato che spiega le finalità dello studio. La diffusione dei risultati è garantita in modo anonimo, cioè senza alcun riferimento all’individuo o a informazioni attraverso le quali si possa identificarlo. I dati sono raccolti ed archiviati in conformità al dlgs. 196 del 2003 sulla tutela dei dati personali e sono utilizzati esclusivamente per scopi di ricerca scientifica e solo da personale autorizzato. I risultati dello studio potranno essere oggetto di pubblicazioni scientifiche e comunicazioni pubbliche, con modalità adeguate a garantire l’anonimato dei dati individuali.
17. Chi approva le varie fasi della ricerca?
Tutte le fasi dello studio sono approvate dal Comitato Etico di ogni ASL che garantisce la tutela dei diritti, della sicurezza e del benessere dei soggetti. Inoltre esso è responsabile di revisionare e approvare i metodi e il materiale da impiegare per ottenere e documentare il consenso informato dei partecipanti.
18. Come viene divulgato lo studio?
Secondo il protocollo di studio, i contenuti, le modalità e i risultati dello studio vanno presentati in specifiche riunioni con i medici di base, con gli amministratori e con le comunità locali. Il materiale informativo dovrebbe essere disponibile in forma cartacea e consultabile via internet accedendo al sito web dedicato.
19. Quali sono i tempi previsti?
La raccolta dei campioni di sangue e latte sono terminate alla fine del 2009. I risultati di SEBIOREC sono stati consegnati alla Regione Campania nel dicembre 2010. Una conferenza stampa di presentazione si è svolta ad aprile 2011.
20. Qual è il contributo che vuole dare questa indagine?
L’indagine può contribuire a:
♦ fornire le prime conoscenze sistematiche sull’esposizione delle persone ad inquinanti dispersi nell’ambiente
♦ costruire un sistema di sorveglianza permanente ambiente-salute, con l’obiettivo di dare una corretta misura dei rischi, evitando la sottostima di problemi realmente esistenti, ma anche eventuali allarmi ingiustificati
♦ dare priorità alle bonifiche da realizzare sul territorio, cominciando dalle aree in cui maggiore è l’esposizione della popolazione, o dove si verifica l’esposizione a sostanze pericolose
♦ misurare nel tempo i miglioramenti derivati dalle bonifiche (diminuzione dell’esposizione)
21. Qual è l’importanza di questo tipo di studi?
I risultati possono servire a comprendere meglio la relazione tra ambiente e salute e programmare interventi di prevenzione delle malattie e di riqualificazione e protezione ambientale, come le bonifiche. Si vuole inoltre contribuire ad aumentare le conoscenze sullo stato di salute nell’area, a costruire un sistema di sorveglianza epidemiologica e a prepararsi a misurare le conseguenze degli interventi che saranno effettuati nell’area.

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