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Farmoplant, una lunga storia che pesa sull’ambiente e la salute

17 luglio 2018

A 30 anni dall’incidente della Farmoplant di Massa offre l’occasione per ripercorrere il lavoro epidemiologico svolto per capire lo stato di salute delle comunità che vivono nella zona circostante l’impianto e le attività che ancora potrebbero essere intraprese per completare in maniera esaustiva il quadro delle conoscenze.

IFC-CNR ha partecipato a ricerche specifiche sull’area fino dagli anni ‘80, in particolare con il lavoro di Giuseppe Rossi e di Fabrizio Bianchi, contribuito alle conoscenze epidemiologiche più recenti e alla serie di pubblicazioni dello studio descrittivo Sentieri, curando in particolare gli approfondimenti sulla salute riproduttiva (coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità).

17 luglio 1988 alle ore 6,10 si verifica la prima di una serie di esplosioni e incendi nell'impianto "Formulati Liquidi" della Farmoplant di Massa, che libera in un’area di circa 2mila kmq Rogor, cicloesanone e altri composti tossici. I lavoratori e i cittadini sono molto spaventati e denunciano disturbi respiratori, cardiaci e neurologici, mentre chi può si allontana, tra abitanti e turisti presenti nella zona.

La fabbrica verrà chiusa, anche perché questo è l’ultimo di una lunga serie di incidenti che si ripetono in diverse fabbriche nella Zona Industria Apuana (la Z.I.A.) che ha visto lavorare industrie chimiche, produzioni di pesticidi, ferro-leghe, metalmeccaniche, cemento-amianto, una cockeria, oltre alla lavorazione del marmo. L’inizio della produzione di pesticidi della Farmoplant e di un inceneritore per lo smaltimento di reflui solidi, liquidi e gassosi organici e inorganici è il 1976 (l’anno dell’incidente di Seveso). Tra i più gravi incidenti nel ‘78 lo scoppio di fusti di metil-parathion e un’esplosione nel ciclo di produzione dei ditiocarbammati, nel ‘79 l’inquinamento della falda acquifera con trifluralin, nel 1980 una fuoriuscita di un componente del pesticida Rogor e lo scoppio di un deposito di Mancozeb, che provoca una nube tossica, con conseguente chiusura della fabbrica, nel ’83 esplodono fusti di Rogor. Il 12 marzo 1984 va in fumo un reparto dell’ANIC Rumianca di Carrara Avenza, con dispersione di diossine nell’area, e la fabbrica viene chiusa. Altri incidenti si verificano prima che un referendum popolare chieda nel 1987 la chiusura della Farmoplant e la bonifica del territorio.

All’inizio degli anni ’70, quando la Montedison decideva la chiusura degli impianti di Massa Carrara i lavoratori chiedevano il rinnovamento e la riapertura degli impianti, mentre fuori dalla fabbrica si costituiva l’Assemblea Permanente della Popolazione di Massa Carrara, supportata da Medicina Democratica e nel tempo da altre associazioni ambientaliste e di cittadini. Protestano per l’uso nel ciclo produttivo dei pesticidi del gas asfissiante fosgene, nota arma chimica usata nella seconda guerra mondiale, e di altri prodotti altamente nocivi, che fuoriuscivano nell’ambiente contaminando aria, suolo e acque nella zona. Medicina Democratica portava con sé l’esperienza maturata negli stabilimenti di Castellanza dove i lavoratori avevano cominciato a lavorare per combattere la nocività dentro e fuori la fabbrica, con il supporto di Giulio Alfredo Maccacaro, studioso e ricercatore nel campo della medicina e della statistica medica, che, tra l’altro, fondò la rivista Epidemiologia e Prevenzione. L’Assemblea Permanente convocò il referendum popolare, che ottenne un 72% dei votanti a favore della chiusura e bonifica dell’area di Massa Carrara.

Il Sindaco del Comune di Massa emette un’ordinanza di divieto di produzione di pesticidi, che viene revocata dal Tribunale Amministrativo della Regione Toscana, che dichiara che “lo stabilimento presenta un grado di sicurezza del 99,999%” e può quindi riprendere le attività produttive.

Per quanto le norme di sicurezza e le conoscenze sugli effetti degli inquinanti ambientali sulla salute umana fossero ben più limitate di oggi, la Farmoplant e altre fabbriche di produzione chimica erano definite “industrie insalubri” e lavoravano prodotti come gas tossici e diossine che erano già ampiamente conosciuti per i loro effetti distruttivi sull’ambiente.

Dopo la chiusura degli impianti colpisce il ritardo con cui vengono fatte le bonifiche. Certamente costose e complesse, ma indispensabili per garantire la salute della popolazione. Le informazioni a disposizione, da Ministero Ambiente e Agenzia per l’Ambiente della Regione Toscana mostrano quanti problemi rimangano tutt’ora insoluti.

Nonostante la Regione Toscana nel 1995 dichiari bonificata l’area dell’ex Farmoplant, di proprietà Cersam Srl, i controlli continuano, e così una serie di interventi su aree che man mano si scoprono inquinate, anche se si tratta di lotti venduti per il riutilizzo. L’area rimane ancora sotto la competenza del Ministero dell’Ambiente ed è soggetta quindi a caratterizzazioni e controlli. Dai documenti ufficiali risulta che sui 116 ettari che misura l’area del Sito di bonifica di Interesse Nazionale di Massa Carrara, il 5% dei terreni e il 2% delle acque sia stato bonificato con procedura conclusa.

Lo stato di salute

La situazione è molto complessa per l’enorme diversità di inquinanti che sono stati rilasciati nel tempo in aria, acque, suoli e non è possibile una lettura semplicistica dello stato di salute della popolazione nell’area. Tanti prodotti chimici possono agire con effetti a lungo termine, o anche sulle generazioni future e la zona di Massa Carrara è tuttora sede di diverse produzioni inquinanti.

L’inquinamento che non è stato possibile rimuovere può produrre effetti ancora oggi, a 30 anni di distanza, in particolare se pensiamo agli operai delle fabbriche chimiche di allora e alla popolazione più esposta ai diversi incidenti e fuoriuscite di prodotti tossici.

Gli studi epidemiologici possono funzionare come “lenti di osservazione” per monitorare fenomeni di lungo periodo o consentire una lettura più accurata dello stato di salute delle comunità. Gli studi epidemiologici analizzano la distribuzione della mortalità e delle malattie nella popolazione e lo possono fare con diversi strumenti.

→  Una pubblicazione del 1990 a cura della ASL2 di Massa Carrara, forniva il risultato del lavoro della “Commissione Epidemiologica” insediata dalla ASL per volontà del Dipartimento Sicurezza Sociale e Sanità della Regione Toscana, in collaborazione con IFC-CNR e Istituto Superiore di Sanità. (“indagini epidemiologiche nella u.s.l. n.2 area di massa-carrara”, OBIETTIVO SALUTE n.2-3/1990). Questa pubblicazione offriva un quadro sulla salute a breve termine nell’area che aveva subito i due principali incidenti, quello dell’ANIC (1984) e quello della Farmoplant (1988). Per la prima volta veniva fornito un quadro articolato dello stato di salute indagando l’abortività spontanea, i nati morti e i difetti congeniti, e la mortalità dal 1970 al 1982. C’è un approfondimento sui controlli sanitari effettuati sui lavoratori dell’ANIC. Questi dati, che oggi sono disponibili con maggiore facilità e aggiornati, allora furono una novità importante.

Da allora la sorveglianza è iniziata in modo sistematico.

→ Uno studio sulla mortalità nell’area prendeva in esame il periodo 1995-2000. Questo lavoro metteva in evidenza le problematiche che sarebbero più avanti state confermate nell’ambito dello studio Sentieri. (Minichilli F(1), Bartolacci S, Buiatti E, Pierini A, Rossi G, Bianchi F. Mortality in the area around Massa-Carrara 10 years after ANIC-Agricoltura and Farmoplant chemical plants were shut down. Epidemiol Prev. 2006 Mar-Apr;30(2):120-8.)

→ Sentieri. Uno studio epidemiologico descrittivo che prende in esame la mortalità nei comuni italiani dove sono presenti 44 grandi siti inquinati, comprende il territorio e la popolazione dei due comuni di Massa e Carrara, per il periodo 1995-2005. Negli uomini emergevano eccessi di mortalità per il tumore del polmone, della pleura, del sistema emolinfopoietico e del sistema circolatorio. Nelle donne eccessi per tutte le cause assieme, per malattie dell’apparato digerente e genito-urinario. Sia per gli uomini che per le donne emergeva un eccesso di mortalità per tumore del fegato. (Pirastu R, Conti s, Forastiere F, Iavarone I, musmeci L, Pasetto R, Zona A, Comba P, 2011, “SENTIERI - studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento: Risultati”, Epidemiol Prev, 2011; 35 (5-6) supplemento 4. Pirastu R, Ancona C, Iavarone I, mitis F, Zona A, Comba P., 2010, “SENTIERI - studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento: valutazione della evidenza epidemiologica”, Epidemiol Prev, 2010; 34 (5-6) supplemento 3.)

→ Nel volume di Sentieri dedicato ai mesoteliomi per l’area dei comuni di Massa e Carrara, nel periodo 2000-2011 si evidenzia un eccesso di incidenza (di nuovi casi di mesotelioma) di 2,4 volte più alto della media regionale negli uomini, e 1,5 volte nelle donne (il mesotelioma è legato alla presenza di produzioni con amianto). (AAVV, SENTIERI - Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli Insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento: l’incidenza del mesotelioma. Epidemiol Prev, 2016; 40 (5), settembre-ottobre)

→ Lo studio SENTIERI è stato ripetuto per la mortalità per il periodo 2006-2013, e prende in esame anche i ricoveri per lo stesso periodo, la mortalità per tumori in età infantile, pediatrica e adolescenziale, e le malformazioni alla nascita per il periodo 2002-2015. La pubblicazione dei dati (presentati al Ministero Salute a giugno 2018) è in corso. Gli eccessi nella mortalità sono confermati, anche se l’entità del rischio è ridotta per le cause di morte già segnalate, sia per gli uomini che per le donne. Per le donne però emergono alcuni eccessi che prima non erano presenti, elemento che si conferma per le malattie. C’è un’attenuazione degli eccessi nei maschi, sia per malattie tumorali che non tumorali Anche nell’età giovanile emergono eccessi che sono tutti da approfondire, così come per le malformazioni congenite, che mostrano alcuni elementi di criticità. Su tutto questo ci sarà occasione di riflettere in modo più approfondito allorché i dati di dettagli saranno pubblicati e presentati.

Prospettive di studio

In considerazione delle conferme nel tempo della presenza di eccessi di mortalità e malattie, in particolare per gli uomini, ma con qualche preoccupazione anche per le donne, oggi si fa più urgente la decisione da prendere sia sul versante della prevenzione primaria che degli approfondimenti di studio.

Sul piano della prevenzione primaria sono da accelerare le operazioni di bonifica, oltre che da attenuare altre fonti di inquinamento.

Sul piano degli approfondimenti di studio, in particolare per capire quanto pesi la componente di rischio occupazionale legata alle coorti di lavoratori del passato, ancora in vita e quanto pesino gli stili di vita e altri fattori di rischio individuale, sembra non più rinviabile uno studio di tipo analitico che vada a ricostruire i livelli di esposizione pregressi o su tutta la popolazione residente (studi di coorte residenziale) o su gruppi di malattie specifiche e da confrontarsi con persone sane (studi caso-controllo).

 

Fabrizio Bianchi e Liliana Cori, Unità di ricerca Epidemiologia ambientale e Registri di patologia, Istituto di fisiologia clinica del CNR, Pisa

Per ulteriori informazioni: This email address is being protected from spambots. You need JavaScript enabled to view it.

Disegno: 

Concorso CISAS “Ambiente e salute nella Valle del Mela”, scuola media L. Rizzo 1aA 

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