A seguito dell’apertura di indagine da parte della Magistratura, come era avvenuto a Taranto nel 2012, mentre in Campania nel 2004 l’innesco fu causato da disordini pubblici e articoli di stampa, “scoppia” il caso ambientale della Val d’Agri in tutta la sua virulenza, con i tradizionali ingredienti del boom mediatico, della rabbia dei cittadini, della difesa delle amministrazioni pubbliche, della ricerca spasmodica dei dati ambientali e sanitari esistenti. Ancora una volta si assiste ad un coacervo di notizie, al rilascio di dati divulgati dalle diverse parti in gioco, ognuna propensa all’uso di quelli più convenienti, quasi mai accompagnati da una nota su come vanno interpretati. Ancora una volta emerge la difficoltà di inquadrare in modo chiaro e persuasivo ciò che si è verificato, e pertanto occorrerà attendere che si esplichino le attività in corso e quelle che verranno messe in cantiere. Come un rito che si ripete, occorrerà attendere che si svolgano le indagini della magistratura, che si attivino gli studi da parte di vari enti, che si consumino le attenzioni mediatiche fino allo spegnersi dei riflettori e al ritorno ad una “normalità” che poi si rivelerà tutt’altro che “normale”. La vicenda ultradecennale della terra dei fuochi è da questo punto di vista emblematica.
Terra dei Fuochi, Taranto, Val d’Agri: luoghi e fatti diversi, percorsi con molte analogie.
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